Euro U19 2018, il racconto di MondoFutbol (parte II)

Ma ti ricordi Vidangossy?

Finisce sempre così. Nel 2007, il Mondiale Under 20 in Canada fu vinto da una grande Argentina. La finale contro la Repubblica Ceca di Mazuch fu una passeggiata per l’Albiceleste ma la vera partita decisiva si giocò in semifinale, con due grandi generazioni sudamericane a confronto: quella capitanata dal “Kun” Agüero e quella cilena. A Toronto trionfarono gli argentini, qualche anno dopo, in due finali di Copa América consecutive, ebbero la meglio i cileni. Arturo Vidal, Alexis Sánchez, Mauricio Isla, Gary Medel. Quello era il mio primo Mondiale Under 20 vissuto dal vivo, ricordo ancora l’entusiasmo nello scambiare i contatti telefonici con i tanti colleghi giunti da ogni dove. A distanza di qualche tempo, partì una specie di catena di Sant’Antonio che durò a lungo. Che fine aveva fatto quel giocatore talentuoso del Cile, sul quale avevamo scommesso un po’ tutti, a iniziare dal Villarreal, che lo aveva bloccato durante quel torneo? Vidangossy, si chiamava così. Un trequartista con grande creatività, forza e personalità. Un 10 moderno, con la possibilità di trasformarsi in un esterno d’attacco capace di aiutarti nello sviluppo della manovra ma senza disdegnare la possibilità di formare, col tempo, un centrocampista offensivo che parte da dietro, con la capacità e il tackle: ti recupera e ti riparte in faccia. Mathias non ha fatto la carriera che ci si attendeva, anzi, visti i mezzi, proprio non ha fatto carriera: oggi, trentenne, gioca nella seconda divisione cilena, al Melipilla. Ha interrotto la sua carriera per quasi un anno a causa di un grave infortunio a cui è seguita una crisi depressiva. Sta imparando a suonare il violino. In certi momenti però, la palla al suo piede canta. Ogni volta che mi veniva in mente, provavo a cercare se in qualche modo qualcuno ci credesse ancora, prima o poi rimette tutto in ordine e viene fuori un bel giocatore. E invece niente. “Ti ricordi Vidangossy?” Io sì. E ho imparato la lezione.

Anche se riconosci un diamante grezzo in una competizione giovanile, non è detto che durante la levigatura venga fuori.

I motivi sono molteplici e non tutti definiti. Piantiamola anche di trovare, noi appassionati, noi analisti, noi osservatori, una giustificazione unica per quello che in realtà non è stato un abbaglio. Il giocatore aveva talento per arrivare, non è arrivato. Una volta, da un bravo talent scout, ho sentito, durante un Mondiale giovanile, etichettare Marcelo più o meno così: “ ‘sto ragazzo è forte ma non arriverà mai, non vedi come si comporta, non vedi che non ha testa?” Infatti. Eccolo lì a dominare il calcio mondiale. Anche con “quella” testa. Ha trovato l’ambiente giusto, le persone accanto giuste, si è gestito in modo tale da arrivare. Ed è arrivato. Necessaria questa premessa. Non è come dice un collega, mettere le mani avanti, non è “prenderci” sul futuro di un giocatore o meno, si tratta di rispetto. Nei confronti del calcio e dei lettori. Lasciamo parlare il più possibile il campo, cerchiamo di rimanere al calcio. Per il resto ci sono già troppi finti profeti.

Gli appunti dei nostri bloc-notes sono finiti nei primi due capitoli di questo nostro largo riassunto dell’Europeo Under 19, un focus sull’Italia, l’altro sui campioni del Portogallo.

L’ultima parte del nostro approfondimento è su tutti gli altri.

Nessuna squadra ha sfigurato. Ci si attendeva di più dall’Inghilterra: partita sempre con una difesa a tre, da cui si è tratto ben pochi benefici (la palla non girava con velocità e precisione, nessun avversario veniva messo fuori dal palleggio), non ha trovato altre alternative di gioco se non la palla lunga per George Hirst (1999, OH Leuven), un centravanti alto che si è mosso discretamente ma che non ha mai inciso. I britannici sono però sbarcati a Vaasa senza elementi di spicco, a cominciare da quel Phil Foden primo attore pochi giorni fa del Community Shield, vinto col Manchester City, oltre che protagonista del Mondiale Under 17 a India 2017 (nella finale contro la Spagna, è stato proprio lui a rimetterli in gioco, dopo il vantaggio iberico). Gli inglesi, praticamente sempre protagonisti in questi ultimi anni in ogni torneo giovanile, in Finlandia hanno fatto male, perdendo addirittura lo spareggio per il quinto posto contro la Norvegia: sono fuori anche dal prossimo Mondiale Under 20. Come male ha fatto la Turchia nonostante abbia portato qui diversi giocatori futuribili (Oğuz Kağan Güçtekin, classe 1999 del Fenerbahçe, vede prima il gioco, gran centrocampista, deve solo mettere su qualche chilo): male soprattutto nella gestione emotiva della partita, che hanno abbandonato troppo velocemente. Per di più sotto gli occhi del grande Mircea Lucescu, CT della Nazionale maggiore sempre presente in tribuna ad osservare i giovani turchi.

Bene le due nordiche: la Norvegia ha quasi eliminato l’Italia nella partita finale della fase a gironi, la Finlandia ha mostrato oltre a qualche buona individualità (il ’99 Saku Ylätupa non gioca per caso all’Ajax), anche attenzione nella fase difensiva e spirito combattivo, davanti è la solita proposta di gioco in stile britannico.

L’Ucraina ha giovato del buon lavoro sui giovani che specialmente la Dinamo Kiev sta portando avanti da un po’. Ha giocato quasi esclusivamente ripartendo con convinzione e con spazi disponibili e più di un elemento si è messo in luce (ho adorato la tecnica del mancino Giorgi Tsitaishvili, seguirei con attenzione il suo percorso, è appena un 2000). Infine la Francia, probabilmente la squadra più forte del torneo, insieme al Portogallo. Hanno approcciato male la prima gara, poi hanno mostrato tanta qualità e una generazione, l’ennesima, ricca di talento e piena zeppa di giocatori futuribili, alcuni, come Malang Sarr (1999, Nizza) e Boubacar Kamara (1999, Olympique Marsiglia) poi già in pianta stabile nella Ligue 1. Molti addetti ai lavori si sono chiesti dello scarso impiego di Boubakary Soumaré (fisico, tecnica: un centrocampista completo già ora), addirittura fuori per tutta la gara nella semifinale contro l’Italia (120’ negati anche a Nabil Alioui, 1999 che milita nel Cercle Bruges, autore del miglior gol della manifestazione, contro l’Inghilterra). Discorso simile si potrebbe fare per Aurelién Nguiamba (mi piace come usa spesso la suola), anche se qui siamo un po’ più indietro nella costruzione del giocatore rispetto al suo compagno. Avrebbero potuto fare di più, ma occhio ancora a loro per il Mondiale Under 20 del 2019. Saremo ovviamente anche lì, per raccontare calcio. Niente di più, niente di meno.

Ecco le nostre due Top XI

Formazione bis

Non ci stanno tutti e due squadre sono poche. Giusto segnalare, oltre ai già citati, altri elementi interessanti che potrete ritrovare presto in qualche stadio di buon o ottimo livello.

Norvegia: Håland (2000, Molde)

Finlandia: Mohamed (1999, Lazio)

Turchia: Ömür (1999, Trabzonspor)

Ucraina: Buletsa (1999, Dinamo Kiev)

Inghilterra: Tavernier (1999, Middlesbrough)

Foto di copertina ©Lusa
Foto Vindangossy ©La Tercera
Foto Inghilterra U19 ©England/Twitter
Foto Saku Ylätupa ©All Over Press